Una medaglia restituita con un tweet. L’ultima frontiera della comunicazione colpisce ancora e questa volta il protagonista è Lance Armstrong. Uno dei più grande bari della storia recente dello sport prova a riabilitarsi, ma non crediamo possa bastare. Attraverso un tweet ha comunciato di aver restituito la sua medaglia di bronzo ottenuta alle Olimpiadi di Sydney 2000.
“The 2000 Bronze is back in possession of UsOlympics and will be in Switzerland” scrive il ciclista texano. Un gesto certamente apprezzabile, ma che dovrebbe essere ritenuto scontato visto il male che la confessione di Armstrong ha fatto al ciclismo. “Ero dopato” ha rivelato un paio di messi, dando una mazzata terribile ad uno sport che fatica a rimanere credibile. I suoi sette Tour de France vinti sono diventati cenere in un colpo solo. Le sue imprese a cronometro ed in salita ed il ritorno dopo il cancro ai testicoli sono finiti nell’oblio.
Armstrong, però, non si arrende. Non sappiamo se il suo gesto sia sincero o se si tratti solo di una manovra pubblicitaria. Del resto restituire una medaglia, ottenuta grazie all’uso di sostanze illecite, non dovrebbe essere così difficile. O almeno non lo sarebbe in un mondo ideale. In una realtà non macchiata dall’inganno e dalla volontà di sopraffare sempre e comunque gli altri. A volte un tweet non basta, neppure nell’era della comunicazione digitale. Ai fans delusi e disincantati, importa poco di twitter e delle medaglie rispedite al mittente. La credibilità perduta vale più di qualsiasi medaglia vinta o restituita.