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Editoriale Juventus: Conte, la colpa è tua!



Di solito quando crei 8 palle gol nitide ed effettui 23 tiri verso la porta del buon Wiland, ma non riesci a vincere, c’è poco da dire. Ed invece questa volta qualcosa da dire c’è. Ci sarebbe da argomentare sulla cronica imprecisione degli attaccanti bianconeri: sono 5 le occasioni sciupate dal trio Tevez, Quagliarella, Giovinco. Ci sarebbe anche da parlare di una difesa disattenta e di un Chiellini disastroso o di un Pirlo palesemente stanco e bisognoso di riposo. Ma l’aspetto più evidente del pareggio juventino contro il Copenaghen sono gli errori commessi da Antonio Conte.

I tifosi bianconeri, o meglio, la maggior parte di essi, lo difenderanno sempre, quasi come fosse un santone infallibile. In realtà non è così. Del resto, come può capitare una serata storta ad un calciatore, accade lo stesso con gli allenatori. E forse quella di ieri, è stata una serata no per il tecnico salentino. “Possiamo parlare di tutto quello che volete, ma se alla fine non gonfi la rete, stiamo a parlare solo di fumo” dice l’allenatore bianconero. E allora addentriamoci un po’ in questo fumo, nella speranza, però, di non uscirne soffocati.

Partiamo con la formazione iniziale. Poco da dire qui. Giusta la scelta di affidarsi alla fisicità di Peluso (tra i migliori in campo) contro una squadra molto forte da questo punto di vista. Lascia perplessi, però, la decisione di spostare Bonucci sul centro destra con Ogbonna centrale. La Juve ha fatto una fatica tremenda ad impostare l’azione, con un Pirlo marcato ad uomo ed un Ogbonna inadatto a svolgere questo compito. Troppo prolungati gli scambi tra i tre difensori centrali, che hanno permesso ai danesi di posizionarsi al meglio e di chiudere ogni spazio ai bianconeri. L’assenza di Caceres ha costretto Conte ad effettuare questo tipo di scelta, ma in questo momento la Juve non può fare a meno di Bonucci nel ruolo di regista arretrato, specie contro squadre che marcano ad uomo Andrea Pirlo. Spostare Ogbonna sul centro destra, nonostante sia un mancino, non sarebbe stata una soluzione così peregrina.

L’aspetto, però, che più di tutti ha lasciato perplessi è stata la gestione dei cambi. Può capitare di trovare difficoltà in incontri all’apparenza scontati. Un approccio non adeguato, un gol subito dopo pochi minuti, sono tutti fattori da mettere in conto, salvo poi provare a cambiare il match a partita in corso. È qui che Conte, a nostro parere, ha peccato, volendo insistere su alcune convinzioni tattiche e tecniche che l’andamento della partita stava palesemente rinnegando. Inspiegabile il cambio Peluso-De Ceglie. In quel preciso momento della partita, era fondamentale avere un giocatore in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numerica contro una compagine schierata interamente nella propria metacampo. Avere Asamoah in panchina e non schierarlo è apparsa una scelta “azzardata”. Allo stesso tempo trova poche spiegazioni le decisione di rimanere per tutta la durata dell’incontro con tre difensori centrali. Il Copenaghen nella ripresa è stato invisibile in zona gol. Negli ultimi venti minuti si sarebbe potuto e dovuto tentare uno schieramento più azzardato. Magari un 4-3-3 con l’inserimento di Llorente in campo. Conte cercava velocità dai propri attaccanti, come lui stesso ha dichiarato nel post gara. Ma una simile impostazione tattica, con Tevez e Giovinco larghi e Llorente in mezzo, avrebbe garantito allo stesso tempo rapidità e pericolosità sui tanti cross messi in mezzo dagli esterni bianconeri. Ed invece l’allenatore salentino ha voluto insistere con uno schieramento troppo conservativo per partite di questo genere.

Una serata storta, dunque, per la Juve ed il suo allenatore. Certo, se la Juve avesse messo dentro solo la metà delle occasioni avute, staremmo parlando una vittoria roboante. Ma il calcio è fatto così. E allora ogni tanto parlare di un po’ di fumo non fa male, sperando la prossima volta di essere un po’ meno annebbiati.


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L'Autore Giuseppe Critelli

Giuseppe Critelli
Laureato in Scienze Politiche, mi piace immaginare che diventare un giornalista sportivo non sia così impossibile. Sono cresciuto con gli scatti in salita di Marco Pantani e il rovescio di Roger Federer. Ho un solo idolo: gioca nei Los Angeles Lakers e veste la casacca numero 24... Amo raccontare lo sport perchè dietro di esso c'è sempre un'emozione, un uomo e una vita da narrare.

Un commento

  1. Caro Giuseppe, dalle mie parti c’è un detto che recita, se mio nonno non era andato in guerra non sarebbe morto,troppo facile dire conte ha sbagliato a partita finita.

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