Provate a chiedere a Massimo Moratti quale giocatore in questi anni da presidente dell’Inter ha amato più di tutti. Siamo certi che vi risponderà senza remore: Alvaro Recoba detto El Chino. Uruguayano di nascita ma dai tratti somatici orientali. Occhi a mandorla che gli valgono appunto il soprannome di Chino. Anche i tifosi nerazzurri lo ricordano con affetto. Nonostante quegli anni non fossero particolarmente fortunati, le sue giocate hanno fatto breccia nel cuore di chi respira e vive in nerazzurro.
Del resto chi dimenticherebbe quel gol da centrocampo siglato al Castellani nella sfida contro l’Empoli o le sue punizioni sotto l’incrocio dei pali. Il suo sinistro è stato uno dei più prelibati visti negli ultimi anni in Italia. Capace di disegnare traiettorie impossibili e di sfornare assist con estrema facilità, non è stato, però, quel campione che sarebbe potuto diventare. Fisico troppo leggero e una personalità non all’altezza di un fuoriclasse, ne hanno segnato la carriera, rendendolo un giocatore incompiuto.
Nel mezzo c’è anche lo scandalo dei passaporti falsi che avrebbe potuto minare la sua partecipazione al campionato italiano. Finita la parentesi nerazzurra, fa una comparsata al Torino, prima di finire niente meno che al Panionios in Grecia. Poche presenze, pochissimi gol e l’impressione di aver già dato il meglio in carriera.
Ed invece basta il profumo di casa, il magico contatto con la terra natìa per riattivare il genio che è in lui. In Uruguay è considerato un idolo ancor più che a Milano. Prima al Danubio, poi all’Internaciol ritrova l’ispirazione e soprattutto i gol. Finalmente torna a realizzare più di dieci gol in una stagione e riscopre quel sorriso semplice che lo aveva contraddistinto negli anni passati in Italia. C’è ancora tempo per vedere un paio di gol direttamente da calcio d’angolo, vera e propria specialità della casa o per vincere il campionato uruguayano.
Non sarà stato un campione o un giocatore che sposta gli equilibri, ma certamente ha fatto innamorare le folle. Del resto come non invaghirsi di un uruguayano con gli occhi a mandorla e dal sinistro dolce come un clavicembalista?