L’ambiente laziale si sta stringendo intorno a Stefano Mauri, attualmente in ritiro con i suoi compagni e raggiunto nelle scorse ore dal deferimento della Procura Federale per la vicenda calcioscommesse. Con un comunicato ufficiale, la società biancoceleste si è detta fiduciosa della correttezza del proprio tesserato, certa che Mauri sarà in grado di dimostrare la sua estraneità ai fatti addebitatigli. Simile l’atteggiamento dei tifosi laziali che, al momento della partenza per il ritiro di Auronzo di Cadore, hanno esternato la loro vicinanza con cori di incitamento.
Lui, Mauri, aspetta di capire realmente di cosa sia accusato, rispetto a 400 giorni fa, quando per lui si stavano aprendo le porte del carcere di Cremona, nulla sembra essere cambiato. I capi d’accusa sono i medesimi, così come le prove a carico, stando almeno a quanto trapela dalla stessa Procura. “Conosciamo bene le accuse“, ha dichiarato l’avvocato Melandri, che difende Mauri in questa vicenda, “sono le stesse che ci hanno formulato a Cremona, e dalle quali ci siamo difesi tranquillamente fino ad arrivare alla scarcerazione del calciatore. Aspettiamo di leggere le carte e poi studieremo il dafarsi“.
Chiedono prove certe anche gli stessi tifosi lazili, che nei mesi scorsi hanno supportato Mauri con un accurato lavoro di indagine, e che sono preoccupati dell’eventuale penalizzazione in classifica nel prossimo campionato. I precedenti parlano di 2-3 punti per ogni partita incriminata, Lazio-Genoa e Lecce-Lazio in questo caso, ma analizzando quello che è recentemente successo al Napoli, penalizzazione poi annullata, di certezze non ce ne sono. Per i capi d’accussa che gli sono stati contestati, il capitano della Lazio rischia addirittura la radiazione, e anche per questo, dopo oltre 400 giorni dal suo arresto, la trasparenza diventa obbligatoria oltre che necassaria.